Thursday 25 April 2013

L’EFFETTO CONTROPRODUCENTE PER IKEA NELLA LOCALIZZAZIONE IN ARABIA SAUDITA



Un’affascinante storia pubblicata su Metro, quotidiano svedese, solleva alcune intriganti questioni sulla localizzazione e i suoi valori.

Il giornale ha analizzato le versioni saudita e svedese del catalogo IKEA e ha attaccato la multinazionale per aver cancellato le immagini delle donne dalla versione saudita.



L’incidente ha sollevato la questione dell’uguaglianza tra uomo e donna in Svezia e all’interno della stessa IKEA. L’azienda ha rilasciato una dichiarazione esprimendo il suo rammarico e dichiarando: “Avremmo dovuto capire che escludere le donne dalla versione saudita del catalogo è in conflitto con i valori del Gruppo IKEA”.

In ogni caso, IKEA ha sbagliato a fare ciò che ha fatto? Anche un esperto di localizzazione avrebbe potuto portare IKEA a fare esattamente la stessa scelta.

Includere immagini di donne avrebbe potuto portare alla censura, nel caso fossero state ritenute inappropriate.



Il Paese ha dei team incaricati di analizzare ed eventualmente censurare ogni singolo pezzo di materiale che sta per essere venduto nel Regno arabo-saudita. Cosa censurano e perché è tutto un altro discorso, ma in breve, se IKEA si fosse imbattuta nella censura saudita ci sarebbe stata la possibilità che il catalogo sarebbe stato colorato di nero o peggio ancora che IKEA avrebbe dovuto rifarlo. Per l’azienda valeva la pena rischiare?

Se consideri che neanche il neonato presente sulla copertina dell’album dei Nirvana “Nevermind” è sfuggito all’occhio censorio saudita, come avrebbe potuto IKEA?



Questa è una questione interessante: compromettere o no i tuoi valori nazionali o aziendali per avere un maggiore appeal verso un altro Paese e per venire incontro ai valori di nuovi clienti?

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Tradotto da Carlo Boccaccino dall'articolo originale IKEA'S SAUDI LOCALIZATION BACKFIRES IN SWEDEN

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