Wednesday 29 May 2013

ELIA ND MUNICH 2013: FARE AFFARI IN GERMANIA


Al momento mi trovo in Germania  per partecipare alla conferenza Networking Days organizzata dalla European Language Industry Association (ELIA) e che avviene una volta ogni due anni. In quanto membri siamo davvero soddisfatti della ELIA,ddei suoi associati e di cosa fa per il settore della lingua e della traduzione.

Siccome domani terrò un workshop dal titolo “Blogging for Business” ho pensato di sostenere questa iniziativa scrivendo un blog ogni giorno sui miei pensieri e sulle mie scoperte.

Oggi ho partecipato a qualche workshop e a qualche seminario che riguardavano argomenti diversi. Le presentazioni che ho reputato migliori sono state quelle di Luigi Riboldi sull’e-Commerce e di Paul Doherty dal titolo “Was Ist Dach?”. Nonostante entrambe fossero fantastiche ed utili, volevo scrivere qualche parola sulla presentazione di Paul in quanto la trovo molto ultile per molti dei nostri clienti che vedono nella Germania un mercato chiave e di importanza strategica.

Paul, vicepresidente alle vendite per la SDL in Europa, ha fatto un’importante introduzione generale su come si entra nel mercato tedesco e su come si conducono gli affari in questo Paese e mi piacerebbe riportare alcuni dei punti più salienti che lui ha sapientemente sintetizzato per noi.

Capire il mercato tedesco e le “mittelstand” (aziende medio-piccole)

Hai mai sentito nominare alcune di queste marche? Playmobil, Karcher, CLAAS, Viessmann? Molto probabile che tu le abbia incontrate, come è ovviamente capitato anche a me: cosa che però non sapevo era che queste aziende fossero situate in mezzo ai campi nei pressi di paesi molto piccoli. “Pensa a piccoli paesi e a grandi stabilimenti” era il messaggio sottolineato da Paul.


[Lo stabilimento della Playmobil nella periferia di Dietenhofen]

Queste aziende, che in Italia chiameremmo con l’acronimo di PMI (piccole e medie imprese), sono il cuore dell’economia tedesca e devono essere studiate se si vuole entrare nel mercato della Germania. Alcuni dei punti chiave sono:

- Il 95% di queste aziende sono a conduzione familiare
- Sono alla ricerca di rapporti duraturi
- Hanno collegamenti forti con la loro regione e con l’ambiente locale
- Sono orientate sul lungo periodo
- Danno importanza all’innovazione
- Usano modelli finanziari sani
- Sono supportate dal Governo

Quindi la prima lezione riguardava il fatto che queste importanti marche internazionali fossero a conduzione familiare e che sapessero essere allo stesso tempo innovative e conservatrici, con un forte rispetto della tradizione.

Vendere ad Aziende Tedesche

Le aziende tedesche si fondano sulle esportazioni che sono il cuore ed il motore dell’economia europea. Di conseguenza esse  guardano verso l’esterno e sanno vendere il loro prodotto meglio all’estero. Alcuni dei consigli dati da Paul su come vendere alle aziende tedesche includevano:

- Il loro interesse verso il procedimento, la struttura e la tecnologia
- L’importanza data ad un approccio di tipo consultivo
- Il loro interesse nelle statistiche, nelle figure come prova di ciò che si afferma
- La loro preferenza nel comprare a livello locale e da tedeschi
- Il loro conservatorismo
- La loro preoccupazione secondaria nei confronti del prezzo
- La loro fedeltà verso i fornitori
- Il fatto che non prendano decisioni frettolose
- La loro diffidenza verso tecniche di vendita aggressive

Paul ha concluso senza mezzi termini che se vuoi vendere in Germania hai bisogno di una presenza tedesca e di uno staff tedesco che si occupi della vendita.


[Una slide sugli stereotipi sulla Germania]

Business Etiquette in Germania

La presentazione si è conclusa con qualche importante consiglio sull’etichetta e sul protocollo per condurre affari in Germania.

- Essere sempre in orario – la puntualità è cruciale
- Usare il titolo e il cognome – la formalità è il massimo
- Se in dubbio stringere la mano
- Vestirsi in modo formale
- Gli affari e i rapporti personali sono due cose diverse
- Mantenere la giusta distanza
- Dire ciò che si pensa
- Guten Appetit – mangiare, bere ed essere allegri quando se ne presenta l’occasione

Paul ha fornito un aneddoto molto interessante sul mantenere la giusta distanza e sul tenere separati il business dalla vita privata: una volta fece i complimenti ad una collega per il suo naso rifatto pensando che le facesse piacere e il giorno dopo ricevette un appunto nel quale si diceva chiaramente che una tale intrusione nella vita privata di un collega era inappropriata! Adesso, ha detto, tiene semplicemente la bocca chiusa!

Grazie Paul per la tua splendida presentazione!

Se non conoscete l’ELIA o i suoi Networking Days controllate il loro sito internet.


Tradotto da Carlo Boccaccino dall'articolo originale ELIA ND MUNICH 2013: DOING BUSINESS IN GERMANY


Tuesday 28 May 2013

PAROLE INGLESI DI ORIGINE ARABA


Quali parole inglesi hanno un’origine araba? La nostra stagista Zoe, traduttrice dall’arabo all’inglese,  esplora un po’ della storia linguistica chel’inglese e l’arabo hanno in comune.

L’inglese è pieno di parole che provengono da altre lingue. Se da una parte sicuramente saprai che le parole dell’inglese moderno derivano da lingue come il latino e il greco, sapevi anche che ci sono molte parole che provengono dal’arabo? Alcune di queste sono molto usate ogni giorno. Ecco qui un piccolo assaggio delle mie parole preferite che forse non sapevi essere di origine araba.

Le mie 5 parole preferite che vengono dall’arabo:




Quando si parla di Medioriente, una delle ultime cose a cui si pensa è l’alcol (alcohol in inglese), che è in realtà una parola tradotta dall’arabo: “al kohl” (الكحل). In verità questa parola in origine non si riferiva all’alcol che noi oggi conosciamo, infatti “kohl” si riferiva alla cipria, quella usata per truccarsi. Comunque, la parola si è evoluta nel tempo ed è stata collegata in Latino al processo di distillazione del vino , da cui si è sviluppato il significato odierno.



Gli arabi ci hanno anche fornito la parola di un’altra famosa bevanda, quella preferita dai caffeinomani, ossia il caffè (coffee in inglese). La parola araba è “qahwa” (قهوة ): lo Yemen fu il primo grande esportatore di caffè nel XV secolo e si dice che la parola sia nata in questo Paese. La parola fu trasformata in turco in “kahvah” e poi in italiano in caffè. La parola Mocaccino è stata coniata dal nome del porto di Mocha nello Yemen.

E ovviamente, come molti arabi direbbero, il modo di bere il caffè è con molto... zucchero (sugar)! Altra parola che deriva dall’arabo e altra parola che rientra nella categoria cibo e bevande! La parola araba “sukkar” (سكر) deriva dalle coltivazioni estensive di canna da zucchero durante il Medioevo, che sebbene nate in India, divennero (e sono tuttora) una coltura base per molti arabi, specialmente in Egitto (dove lo zucchero viene aggiunto nei succhi di frutta per renderlo più gustoso).

E a proposito di succhi di frutta, uno dei gusti preferiti in Medioriente è quello al limone (lemon), altra parola di origine araba. I limoni furono introdotti nelle aree mediterranee dagli arabi in pieno Medioevo. “Limon” (ليمون) divenne il nome del frutto iniziò ad essere usato insieme alle parole lime e arancia, ”lim” (ليم) and “naranj” (نارنج).

Dunque per evitare un finale amaro, la mia ultima parola, che ancora una volta si riferisce ovviamente al cibo,  è caramella (candy). La parola “qandi” (قندي) è traducibile con zuccherato ed anch’essa deriva dalla produzione di zucchero di canna “qand” (قند) in Medio Oriente: la parola entrò a far parte della lingua inglese nel Basso Medioevo.

Ecco, questa è la mia piccola lezione di storia ed etimologia per oggi! Spero che la troverete utile!

Hai in mente altre parole come queste? Twittaci e facci sapere - @_kwintessential


Tradotto da Carlo Boccaccino dall'articolo originale ENGLISH WORDS THAT TRANSLATE FROM ARABIC

BUSINESS IN GHANA: “NIENTE CIBO PER CHI È PIGRO”


 “Niente cibo per chi è pigro”: è un modo di dire comune ad Accra. In Ghana ci sono molti proverbi che servono ad illustrare i valori dei ghanesi e questo è il primo che ho incontrato oggi, durante il mio primo giorno qui.

Siamo arrivati ad Accra ieri e sono stata immediatamente colpita dall’entusiasmo pan-africano mostrato su grandi cartelloni pubblicitari posti sulle strade principali. Come noi tutti sappiamo, c’è stata una crescente curiosità nei confronti dell’Africa in Occidente (anche da parte di alcuni clienti) ed avendo notato alcune mancanze, come ad esempio scarsità di trainer sul campo, il bisogno di sviluppare abilità e la necessità di un addestramento in generale, abbiamo deciso di investigare la realtà e il potenziale per espandere i nostri servizi da e verso l’Africa. Il Ghana è solitamente definito “L’Africa per i principianti” e perciò abbiamo deciso che questo sarebbe stato il luogo ottimale per iniziare.

Prima di arrivare, abbiamo provato ad organizzare qualche meeting, in quanto abbiamo appreso che i ghanesi preferiscono parlare faccia a faccia e se non c’è la possibilità di un incontro diretto, i tuoi affari non saranno considerati poi molto importanti. Qundi grazie alla UKTI che ha sponsorizzato parte del nostro viaggio, siamo potuti restare ad Accra buona parte della settimana e abbiamo avuto la possibilità di incontrare altre agenzie di traduzione o di training e di capire come funziona il business qui e perciò testare quello che la guida diceva.

Nei prossimi giorni voglio condividere con voi alcune riflessioni sugli aneddoti e sulle impressioni avute a caldo.


[La pesca sulle spiagge di Accra]

Come molte altre società basate sul collettivismo, la cultura ghanese è fondata sui rapporti interpersonali. Una splendida raffigurazione di come ciò avvenga nella vita quotidiana ce l’ha fornita la nostra passeggiata sulle spiagge di Accra durante la quale abbiamo visto come le persone collaborino insieme per lo stesso obiettivo: circa venti tra uomini, donne e bambini, persone di tutte le età, aiutavano i pescatori a trascinare la rete da pesca fuori dal mare. Qui condividere vuol dire avere a cuore (altro proverbio che abbiamo sentito mentre dividevamo una ciotola di fufu e di arachidi con fabbricatori di batterie del luogo) ed avere a cuore non ha prezzo. La cura che le persone hanno avuto nell’indicarci la giusta direzione e gli sforzi fatti per farci sentire a casa sono stati qualcosa che non ho mai trovato da nessun’altra parte.

Ho anche imparato che le persone non possono sottovalutare l’importanza dei saluti, delle strette di mano e delle presentazioni. Si impega molto tempo  in questi convenevoli prima che si inizi a parlare di affari. Inoltre, imparare alcune parole in twi (una delle 46 diverse lingue parlate in Ghana e molto parlata ad Accra) aiuta ad abbattere le barriere e a far sorridere le persone del luogo.

Bisogna menzionare anche la cordialità delle persone, l’energia e lo spirito imprenditoriale. Nonostante l’alto tasso di disoccupazione, è facile da notare un certo ottimismo contagioso ed anche le persone che abbiamo conosciuto oggi, che non hanno frequentato l’università o che comunque non hanno ricevuto alcuna istruzione dopo i 10 anni, conoscono l’importanza dello sviluppo delle abilità e del duro lavoro... perché come dicono qui: niente cibo per chi è pigro.


Tradotto da Carlo Boccaccino dall'articolo originale BUSINESS IN GHANA: “THERE’S NO FOOD FOR A LAZY MAN”

Monday 13 May 2013

COME DIRE ED USARE IL “NO” IN ARABO



Vuoi fare un viaggio in un Paese arabo? Vuoi imparare qualche frase in arabo? “No” è una delle parole di importanza cruciale che hai bisogno di conoscere. La traduttrice inglese, che lavora con l’arabo, Zoe Trunks spiega il perché.

La parola “No”, per quanto piccola e poco appariscente, è una delle parole base che chiunque studia una lingua inevitabilmente impara. In arabo non è diverso. La parola per “No” è “La”, ma conoscere semplicemente queste due lettere non è sufficiente, in quanto anche se in superficie può sembrare una parola di base, è in realtà la parola più importante e che userai con più frequenza tra quelle del tuo repertorio arabo.

Come usare la parola “La” è una delle cose base che avrai bisogno di conoscere sia se vai in vacanza, sia se passi un periodo più lungo in un Paese arabo.

Avendo vissuto al Cairo negli ultimi sei mesi per studiare la traduzione dall’arabo, posso dire in tutta onestà che questa è la parola che ho piu spesso usato. La vita in una città o in un paese araboè ben lontana dalla vita inglese e ogni giorno nonostante tu svolga tante piccole azioni che sembrano familiari e normali, come andare a fare shopping o prendere un taxi, esse risultano completamente diverse. È qui che quelle due lettere prendono vita.



Molte persone usando la parola No, anche con frequenza, la utilizzano con prudenza e attenzione per evitare di risultare scortesi (a meno che questo non sia l’effetto desiderato). Quando devi rispondere ad una domanda che implichi un sì o un no, domande come “Hai bisogno di un taxi?” o “Vuoi entrare nel mio negozio?” sembrano quasi un bombardamento e così l’uso costante della risposta “la shukran” (no grazie) trasforma questa breve e cortese risposta nella frase più lunga che ti sembra di aver mai pronunciato.  Più il caldo aumenta, più tu ti surriscaldi e quindi “la” diventa la parola più lunga che riesci mettere insieme.

Fin qui tutto bene, dirai, ma “Come si usa propriamente la parola “La”? Bene, la prima cosa da fare in certe situazioni è evitare il contatto visivo e continuare a camminare nella tua direzione e fare ciò che stai facendo, poi la cosa più importante è essere convincente e diretto e così un netto e determinato “La!” sarà efficace: in caso di dubbio poi puoi sempre ripeterlo!

Questo potrebbe sembrare ridicolo, ma credetemi, questa parola renderà la tua vita più facile e ti farà sentire come una persona del posto! E come per le offese, quelli che ti continuano ad invitare nei loro negozi o ti chiedono di prendere il loro taxi ci passeranno sopra e chiederanno alla prossima persona.



Tradotto da Carlo Boccaccino dall'articolo originale HOW TO SAY AND USE NO IN ARABIC

Friday 10 May 2013

IL TRONO DI SPADE: L’INVENZIONE DELLA LINGUA DOTHRAKI E DELL'ALTO VALYRIANO PER LA TV



Come si inventa una lingua? Molti l’hanno fatto per la tv e per il cinema in passato, si pensi al Klingon in “Star Trek”, all’Elfico ne “Il Signore degli Anelli” o al Wookie in “Star Wars”. La serie tv “Il Trono di Spade” ha portato una nuova lingua sui nostri teleschermi: il Dothraki.

Uno dei cervelli creatori di questa lingua presente nella popolarissima serie tv “Il Trono di  Spade” è David J. Peterson. Nonostante si sia divertito molto a creare la lingua Dothraki per questo show, è un po’ deluso per la pronuncia nella serie. Secondo un articolo apparso su Vulture, i produttori hanno deciso che la lingua dovesse avere una pronuncia diversa da quella che Peterson aveva in mente. Questo perché il titolo di regina del personaggio Daenerys, detta pertanto “khaleesi” è pronunciato “kalìisii” e non “khàhleisii”, come Peterson avrebbe voluto che fosse. Quest'ultimo è convinto che i produttori abbiano scelto questa pronuncia perché ritenevano che così sarebbe stata maggiormente usata dai telespettatori. E nonostante avessero ragione Peterson ammette di rabbrividire ogni volta che sente la lingua: “Oh Dio! Non è questo il modo in cui dovrebbe suonare. Questo cambiamento di vocali mi infastidisce.”

La parola “khaleesi” non fu coniata da Peterson, ma da George R.R. Martin, autore del libro “Cronache del ghiaccio e del fuoco” da cui la serie è tratta. Comunque i romanzi presentano solo un piccolo numero di parole della lingua in questione. Siccome i produttori della serie volevano un vocabolario più ampio per i personaggi della serie, decisero di chiamare alcuni linguisti per sviluppare tutta la lingua: ovviamente non sono stati chiamati linguisti a caso. Infatti Peterson lavorò per due mesi su questa lingua, durante i quali lavorava dalle 12 alle 14 ore al giorno: “Tutto il mio impegno era favorito dal fatto che al tempo fossi disoccupato”.

Il Dothraki non è la sola lingua inventata presente nel telefilm, infatti c’è anche l’Alto Valyriano, considerato il corrispettivo del Latino del nostro mondo, infatti Peterson crede che questa lingua sia troppo bella! La maggior parte delle frasi in Dothraki e in Alto Valyriano nella serie tv sono pronunciate dall’attrice Emilia Clarke. Per farle pronunciare correttamente le parole, Peterson le fornì dei file audio di lui che parlava. Peterson fu tanto soddisfatto da affermare che parlava l'Alto Valyriano come se fosse la sua lingua madre. Ogni tanto perdeva qualche parola, ma questo può capitare.

Secondo un articolo di Venturebeat, Peterson nell'Alto Valyriano ha potuto anche fare alcuni omaggi, come ad esempio il riferimento piuttosto diretto che c’è nella parola “belmon”. Peterson dice: “Belmon significa “catena”. È un chiaro omaggio al gioco “Castelvania II: Simon’s Quest”. L’eroe si chiama Simon Belmont e nel gioco dà la caccia a Dracula, uccidendo creature demoniache lungo il suo cammino. Il protagonista all’inizio del suo viaggio ha una classica frusta di pelle, che poi diventa una catena con l’avanzare del gioco. “Belmon” può così essere visto come un riferimento a questa catena.


 [Ascolta l'alto valyriano nel video qui sopra]

Sebbene la lingua sia chiaramente una sua creatura, Peterson pensa che la sua creazione sia in mani sicure. In special modo dà credito a Dan Hildebrand, l’attore che interpreta Kraznys. “Tende a non pronunciare molte fricative, ma io considero questa cosa come una variante idiolettale. È molto convincente”. È meno contento invece del montaggio della serie, che alcune volte taglia alcune parole o anche parti di frase: “Cavolo, no! Non puoi tagliare quella parola, è troppo importante!”. Nonostante nessuno possa notare l’omissione di qualche parola, Peterson non vuole queste abbreviazioni. “Troppe persone stanno imparando la lingua. Davvero. Io penso a loro. E qualcuno più in là se ne accorgerà”. A Peterson è stato chiesto anche di tradurre alcuni passaggi del sesto libro del lavoro di Martin. “Prima o poi mi invierà un’email, gli risponderò, dopodiché non avrò più sue notizie” ride Peterson. “È una persona troppo impegnata. Dovrò aspettare la pubblicazione del libro per vedere se avrà usato qualcosa di ciò  gli ho inviato”.

Se hai bisogno di traduzioni dal Dothraki o dall’Alto Valyriano in inglese, abbi un po’ di pazeinza, perché stiamo ancora aggiornando i nostri traduttori!


Tradotto da Carlo Boccaccino dall'articolo originale GAME OF THRONES: INVENTING THE HIGH VALYRIAN LANGUAGE FOR TV

Thursday 9 May 2013

DIFFERENZE CULTURALI NELL’EDUCAZIONE DEI FIGLI




Su questo sito spesso ci concentriamo sulle differenze culturali nelle aziende, ma comunque secondo noi ogni cosa che riguardi la cultura e la comprensione ha un’influenza decisiva su chi siamo e su ciò che facciamo. Solo quando conosci te stesso e sei consapevole dell’ambiente culturale in cui sei stato allevato puoi capire “l’altro”.

In questo ambito ci siamo interessati ad un recente articolo di Nicholas Day, che esplora le differenze culturali che sono alla base di un differente modoche hanno i genitori nel crescere i figli. Secondo Day, l’educazione occidentale è molto orientata verso un’interazione faccia a faccia. Pensiamo che questo tipo di interazione sia cruciale per le fasi successive della crescita del bambino ed è alla base dell’essere un buon genitore.

Comunque, molti bambini nel mondo sono educati senza questa interazione faccia a faccia e ciò comunque funziona perfettamente nella loro vita.

Heide Keller, una psicologa tedesca, una volta ha condotto un esperimento dove mostrava un filmato  alle madri tedesche e camerunensi dell’etnia Nso, sui due diversi modi di educare i figli. Sia le madri tedeschi che camerunensi non erano convinte dell’altrui modo di trattare i figli. Le camerunensi pensavano che fosse strano essere così affettuose con i bambini, mentre le tedesche avevano problemi con la distanza mostrata dalle africane verso i propri familiari.

I bambini nso entrano a far parte della comunità sociale camerunense sin dai primi anni. Quando sono educati, si confrontano con l’esterno, rendendo così il loro mondo più grande di quello diadico dei bambini tedeschi. Questo esempio non significa che gli stili educativi siano connessi al livello di sviluppo del Paese. Piuttosto sono correlati alla cultura.

Non solo la visione del mondo è determinata culturalmente, anche ciò che i bambini sentono varia da cultura a cultura. Uno studio che comparava le madri francesi con quelle dell’Africa Occidentale che vivevano in Francia, mostrava che solo il 10% di ciò che le madri francesi diceva al proprio figlio si riferiva a qualcun altro che non fosse il bambino o la madre stessa. Questo è chiaramente correlato alla cultura: mentre le madri francesi preparano i neonati ad una vita dove la comunicazione sociale è spesso in una situazione di uno ad uno, le madri dell’Africa occidentale insegnano ai loro bambini ad interagire in una società comunitaria.

I risultati di questi differenti approcci sono visibili sin da un’età molto giovane in poi; gli infanti tedeschi, ad esempio, sono molto più consapevoli di sé stessi nello specchio di quelli nso della stessa età. Essendo il riconoscimento di sé stessi attraverso lo specchio un modo di misurare l’autoconsapevolezza, questo indica che i bambini tedeschi sono più consapevoli di sé stessi e diventano indipendenti prima delle loro controparti nso.

Quindi la prossima volta pensa alla tua cultura e al tuo modo di vedere il mondo, pensa a come sei stato cresciuto e potresti iniziare a capire perché vedi il mondo nel modo in cui lo vedi. La tua cultura ha un’enorme influenza su di te.

Saresti in grado di condividere qualche esempio di differenze culturali nell’educare i bambini in Paesi o culture diversi? Ci piacerebbe saperne di più...


Tradotto da Carlo Boccaccino dall'articolo originale CULTURAL DIFFERENCES IN RAISING CHILDREN

I SERVIZI DI LOCALIZZAZIONE DEI VIDEOGIOCHI TENGONO IN VITA LE AGENZIE DI TRADUZIONE


Qual è la situazione del mercato della localizzazioned dei giochi? Quali sono le pressioni che subiscono le agenzie di localizzazione e in special modo le agenzie di traduzione che tengono vive l’industria dei videogiochi e della localizzazione? Aaron Lee e la rivista Develop ci offrono un nuovo punto di vista nell’odierno mercato della localizzazione dei giochi.

Secondo Lee, nel suo articolo per Develop, la localizzazione è un processo di cui i normali giocatori non si accorgono se viene fatto in modo accurato. La traduzione gioca un grande ruolo nella localizzazione, ma Lee crede che questa sia “solo la superficie”: per localizzare un gioco con successo, il localizzatore dovrebbe avere una vasta conoscenza della cultura d’arrivo. Comunque, dice Lee, le aziende leader nel settore della localizzazione dei giochi viaggiano su una strada tortuosa.

Poiché  nuove piattaforme sono state immesse sul mercato negli ultimi anni, la domanda per i servizi di localizzazione è cresciuta di molto.

Inoltre i mercati emergenti, come quello delle nazioni del BRICS (Brasile, Russia, India, Cina e Sud Africa), hanno contribuito alla crescita nel mercato. Le aziende devono operare in modo efficiente, in quanto gli editori e i programmatori hanno dimostrato di essere molto prudenti.


Tenere i Costi Bassi...


Secondo Michael Souto, Direttore dello Sviluppo Aziendale alla Localize Direct, è facile individuare cosa i clienti vogliano dalle aziende di localizzazione: “La Santa Trinità è la stessa di sempre: qualità, velocità e costi. La qualità deve essere ottima e il gioco deve essere lanciato il prima possibile, ma il tutto ad un costo accessibile. Dei tre, suggerirei che il costo è probabilmente la priorità”.

L’attuale clima economico ha cambiato un paio di cose nel mercato della localizzazione. Hugh Edwards, direttore della High Score e specialista in voce e dialoghi, dice: “... La recessione ha avuto un forte impatto sulla localizzazione, in quanto molti editori stanno rifiutando di localizzare i dialoghi a favore di testi scritti. Questa è ovviamente una decisione economica ed è anche poco lungimirante nel caso in cui i giocatori degli altri Paesi abbiano meno esperienza di quelli che provengono da Paesi di lingua inglese”. Ora che la crisi finanziaria sembra essersi affievolita, gli editori hanno ricominciato nuovamente a concentrarsi sul proprio pubblico, come dice Edward.

Molti programmatori hanno assunto localizzatori all’interno dell’azienda per ridurre i costi. Ad esempio l’azienda di social gaming Spil Games ha creato oltre 4.000 giochi sia all’interno della sua azienda che tramite partnership. I suoi giochi sono disponibili in 15 lingue e Spil Games dice che 180 milioni di giocatori usufruiscono dei loro giochi ogni mese. I fruitori sono molto diversi e quindi l’azienda si rivolge per prima cosa al team di localizzazione interno all’azienda.

Il capo del servizio della localizzazione e del servizio clienti Laura van Nigtevegt afferma: “Quando si tratta di eseguire una localizzazione di qualità, un team interno può assicurare una localizzazione più veloce e di solito quelli che testano il gioco sono più in contatto con la natura del prodotto e dell’azienda”. Van Nigtevegt crede comunque che la localizzazione interna abbia dei limiti: “Nello specifico, nei periodi di picco, i team interni potrebbero avere problemi di risorse, che possono essere superati attraverso l’outsourcing”.

... e la Qualità Alta


Leel sente che la localizzazione dei giochi è ossessionata dall’avere alta qualità a basso costo. Per il vicepresidente dell’azienda di localizzazione Testronic Labs, Alastair Harsant, la localizzazione dei videogiochi riguarda semplicemente l’offrire al cliente qualità, valore e velocità. Crede che il tutto si basi sul trovare uno staff capace, che possa creare un’infrastruttura che intensifichi la velocità del processo e di conseguenza abbassi i costi: “Ricevere dai programmatori e dagli editori mappe stradali, documenti sul design dei giochi e indicazioni sulle ambizioni del progetto, ci permette di partire col piede giusto. Ci permette di svilppare la migliore strategia globale e di testare i piani, e ci dà uno slancio sin dal primo giorno”.

Souto della Localize Direct, comunque, teme che alcune aziende stiano offrendo “prezzi eccessivamente bassi” solo per ottenere il contratto desiderato. Crede che questo sia uno sviluppo veramente negativo: “Non riesco a capire come si possa fare ciò senza un compromesso sui risultati della traduzione. Spero solo che le aziende investighino sul perché di prezzi così bassi e capiscano che c’è bisogno di un equilibrio tra le traduzioni a bassissimo prezzo e la qualità.


Oltre il FIGS


Un’altra frontiera nel mercato della localizzazione dei videogiochi è che i localizzatori chiedono sempre più di localizzare i contenuti da o verso lingue diverse dal quartetto standard, il cosiddetto FIGS (Francia, Italia, Germania e Spagna). Questo sviluppo può essere in parte attribuito a mercati nuovi ed emergenti, come la Cina e il Medio Oriente, ma le piattaforme mobili precedentemente menzionate, che esistono sugli smartphone e i tablet, hanno reso accessibili i videogiochi a un numero molto maggiore di persone in tutto il mondo. Anna Wojewodzka, Operation Manager alla Universally Speaking, ha visto un incremento importante nella domanda di lingue “esotiche”: “Quanti più giochi sono rilasciati sulle piattaforme mobili, tanto più la quantità di testo nei giochi diminuisce, nonostante il numero di progetti di cui ci occupiamo sia in aumento”. I giochi MMO (Massively Multiplayer Online) spesso comportano la traduzione di decine di migliaia o anche di milioni di parole, il che significa che l’azienda utilizza numerosi team interni per lavorare su un singolo gioco per mesi senza sosta.

Oggi, l’hardware viene continuamente aggiornato, il che pone nuove sfide per le aziende di localizzazione, come dice Lee. Siccome i progetti che riguardano piattaforme mobili  devono essere testati nella loro funzionalità e compatibilità e nuove app sono distribuite ormai giornalmente, c’è bisogno di ricorrere sempre più all’outsourcing per venire incontro ai bisogni dei clienti. Testology ha saggiamente adattato i suoi servizi al mercato delle piattaforme mobili.  Il product manager, Harrison Baker dichiara: “Abbiamo riconosciuto i mercati emergenti per i cellulari e abbiamo iniziato ad investire sui dispositivi mobili qualche anno fa”. Adesso abbiamo 30 dispositivi iOS e quasi 50 Android, ognuno dei quali funziona su diverse versioni OS. Utilizziamo test per le interazioni su più dispositivi per assicurarci la giusta copertura sul mercato”.


A tutto Gas

La domanda per la localizzazione in un numero sempre maggiore di lingue è parte di un fenomeno più grande chiamato “culturalizzazione”.

Se applichiamo questo concetto ad un gioco, il gioco è adattato in modo tale che sia idoneo per un certo ambiente. Secondo Lee, questo avviene per rendere i giochi più appetibili e per cancellare qualsiasi elemento che possa recare offesa agli utenti.


Davide Solbiati, Direttore Esecutivo per la Localizzazione alla Systhesis, crede che la presenza diretta nel mercato di arrivo sia la chiave per una “culturalizzazione” di successo. “Non puoi affidarti semplicemente ad un ufficio centrale e ad una rete di venditori. Hai bisogno di avere il tuo personale in giro per il mondo così da fornire un servizio coerente e standard in tutta la tua azienda”. Van Nigtevegt della Spil crede anche che il motto “una misura si adatta a tutto” non sia più idoneo all’industria della localizzazione.

Se un’azienda di localizzazione collabora con i programmatori sin dai primi passi, questo può condurre ad ottimi risultati. Molti programmatori, comunque, non danno tanto spazio alla localizzazione.

Wojewodzka della Universally Speaking crede che ci sia “bisogno di un servizio senza sosta per completare traduzioni brevi che necessitano di una veloce modifica e siccome questo trend avanza, diventiamo sempre più agili e reattivi quando si tratta di integrare i processi di sviluppo e di non causare ritardi”.

I Cambiamenti Generano Cambiamenti


Lee crede che i clienti stiano richiedendo tempi di modifica più veloci a causa “dell’immediatezza che le piattaforme connesse presentano”. Gli smartphone e i giochi MMO, ad esempio, impongono alle aziende di localizzazione di ampliare i loro scopi e le loro abilità e questo aspetto non comporterà cambiamenti nel breve termine. Testology, ad esempio, sviluppa l’80% dei suoi affari tramite i cellulari, il web e i progetti sociali. Baker dice: “La nostra industria si occupa di evoluzione e l’accessibilità a queste piattaforme – sia per i programmatori che per i consumatori – significa che l’adattabilità dei servizi è cruciale. Questo significa inevitabilmente  che le dimensioni del progetto e il budget sono più piccoli e che influenza la garanzia di qualità richiesta”. Comunque, crede che questo non significhi che le aziende debbano compromettere la qualità.



Le Nostre Labbra Sono Sigillate, O Forse No?


È chiaro che le aziende di localizzazione che operano nel mercato odierno debbano confrontarsi con un mercato nuovo, nuove piattaforme ed editori esigenti. Per molti anni, a chiunque fosse coinvolto nell’industria dei videogiochi veniva chiesto di tenere la bocca chiusa sui progetti in sviluppo, molto più di quanto non fosse richiesto a quelli nell’industria cinematografica. Comunque, oggigiorno, molte persone in quest’industria credono che il settore dovrebbe abbassare un po’ la guardia.

Potremmo non sapere mai cosa bolle nella pentola dei programmatori di videogiochi, ma è giusto dire che la domanda per i servizi di localizzazione non è mai stata alta quanto oggi. Wojewodzka dice: “Con molti clienti che utilizzano più piattaforme, riceviamo più richieste di un maggiore rigore nei test, ma anche un miglioramento della giocabilità e del punto di vista dell’utente. La aziende hanno bisogno di conoscere molto di più ciò che fanno i giocatori. Finché la nostra attività resta equilibrata, restiamo competitivi e sani”.


Tradotto da Carlo Boccaccino dall'articolo originale VIDEO GAME LOCALIZATION SERVICES KEEP TRANSLATION COMPANIES ON THEIR TOES