Wednesday 1 May 2013

I RIBELLI DEL CALCIO – GIOCARE PER LA PACE E LA MULTICULTURALITÀ


A cosa pensi quando senti la parola “calcio”? Alla Coppa del Mondo? Alla Champions’ League? Ai tifosi sulle tribune? Al business? Ai soldi? Alla violenza? La leggenda del calcio Erik Cantona vorrebbe che ci pensassimo un attimo in più...

Il programma di al-Jazeera, I Ribelli del Calcio (“Football Rebels”) presentato da Cantona, offre una differente prospettiva, riportando alla mente un insieme diverso di sfumature per la parola calcio. Quanto spesso pensi al fatto che i calciatori siano promotori della pace e ambasciatori culturali?

Il programma presenta le storie di cinque eroici calciatori che hanno equiparato la parola calcio a valori come la pace e l’unità, e hanno mostrato come il calcio possa riscoprire l’idealismo ed inseguire una causa nobile. In questo articolo ne presentiamo due.

Una di queste avvincenti storie è quella di Didier Drogba, che ha agito per il suo Paese, la Costa d’Avorio, e per le sue persone per renderle unite durante la guerra civile.


Drogba ha vissuto ad Abidjan, la capitale della Costa d’Avorio, fino al suo quinto compleanno, dopo il quale la sua famiglia si trasferì in Francia. I suoi genitori erano originari della campagna ivoriana e fanno parte dell’etnia dei Bété. La Costa d’Avorio, come molti altri Paesi africani è divisa in diversi gruppi etnici che vivono in aree diverse del Paese; come la storia ci ha dimostrato, ci sono sin troppo spesso conflitti etnici, che possono sfociare in guerre civili e il voto dato ai candidati politici si basa semplicemente sulle loro origini etniche.

Grazie al suo trasferimento in Francia, Didier non fu coinvolto in questi conflitti etnici, diventando poi una persona davvero biculturale, cosa che lo aiutò a trovare il giusto equilibrio tra l’essere un Bété ed essere un ivoriano. Alla fin fine, era prima di tutto un ivoriano e questo gli permise di avere una visione obiettiva.

Nel 2007, mentre il suo Paese era dilaniato dalla guerra civile, Drogba chiese al Presidente di andare con lui nella capitale della parte ribelle per presentare il Golden Boot a lui recentemente conferito. All’inizio il Presidente rimase scioccato, ma poi accettò. Decisero dunque di organizzare una partita della nazionale in uno stadio abbandonato per permettere alla gente di vedere la sua squadra giocare dal vivo.

Questa partita ha fatto la storia. Si dice che essa rappresentò il primo vero atto di pace, perché le persone capirono di tifare tutte per lo stesso Paese. I titoli echeggiarono e celebrarono il potere unificatore della partita: “5 gol per cancellare 5 anni di guerra”.

Era chiaro che i politici avessero fallito e che le persone avessero bisogno di guardare da qualche altra parte per sperare e quindi ascoltarono l’appello di pace e di unità di Drogba.

Un’altra storia è quella di Predrag Pasic, nato nel 1958 e cresciuto a Sarajevo, che al tempo era considerata una città aperta, diversa e animata che ospitava persone da ogni pare del mondo e dove le quattro maggiori religioni convivevano pacificamente fianco a fianco.


Fu solo quando scoppiò la guerra nel 1991 che le persone iniziarono a pensare che fosse il caso di disfarsi della complessa struttura di questa diversa città.
Fu durante questo brutto periodo che Predrag decise di fondare una scuola calcio nella Sarajevo presa d’assedio.

Pasic era deciso ad offrire ai giovani un posto dove andare al di fuori della città lacerata dalla guerra. Il calcio ebbe un potere davvero distraente e divenne come una terapia per questi ragazzi. Nemmeno uno di loro fu ferito nel tragitto verso o dallo stadio.

Entrambe le storie sono davvero interessanti e mostrano come il calcio riguardi anche le buone intenzioni e la trasmissione di valori come la verità, la giustizia, la cortesia e il rispetto.

 “Il calcio è più che l’oppio delle persone. Ha a che fare con le buone intenzioni, con la nobiltà d’animo... Quando il tuo Paese è in guerra, i tuoi amici si stanno uccidendo l’uno con l’altro e ai bambini sono dati fucili piuttosto che palloni, fa’ in modo che tutto il mondo possa amirarti! Agisci”. Eric Cantona 

Per concludere, vorrei condividere l’analogia di Pasic che suona sempre vera:

Il mondo è come una grande palla colorata, viviamo insieme e giochiamo insieme...


Tradotto da Carlo Boccaccino dall'articolo originale FOOTBALL REBELS - PLAYING FOR PEACE AND MULTICULTURALISM

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